Progetto VU-NET: studio e ricerca sull’incidenza del dolore vulvare

Dal 2016 in Italia si sta realizzando il Progetto VU-NET

Progetto a cui attivamente partecipo, promosso dalla Fondazione Graziottin e dall’Associazione Italiana Vulvodinia.

 

Il Progetto procede alla valutazione dell’incidenza del dolore vulvare e delle co-morbilità associate nella popolazione femminile che vive nel nostro paese e allo studio di quei fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento di questa patologia ed è finalizzato all’elaborazione delle linee guida per la terapia.

 

Stiamo pertanto raccogliendo con appositi questionari dati derivanti dall’anamnesi familiare,  personale e della storia clinica per mettere a fuoco le caratteristiche di questo sottogruppo di donne – dal 15% al 18% della popolazione femminile – che va incontro a questa patologia che non risparmia nessuna età della vita e può presentarsi nell’infanzia, in età fertile, nel post partum e in menopausa.

 

Altro obbiettivo consiste nell’individuare quei fattori di rischio predittivi del possibile insorgere della malattia per intervenire ai primi esordi.

 

Da una prima raccolta di dati, in un recente report di Dr.ssa Graziottin, dai 740 dei casi selezionati, emergono aspetti molto interessanti:

il 66% dei casi presenta dolore ai rapporti di cui

                                    il 34% riferisce impossibilità alla penetrazione e

                                    il 32% ha rapporti rari.

Da ciò si evince il carattere invalidante di questa condizione nella vita della donna e della coppia considerando che l’età media del campione studiato è di 31 anni.

 

Altro dato su cui riflettere è che

il 75% è sintomatica da un anno ma circa

il 20% riferisce di accusare bruciore e dolore da più di 6 anni.

 

Il ritardo diagnostico è causa di insorgenza delle co-morbilità associate per l’instaurarsi dell’ipertono perineale con conseguente restringimento dell’introito vaginale che a sua volta predispone a cistiti post- coitali e candidosi recidivanti.

 

Il 70% riferisce problematiche gastro-intestinali, stipsi ostruttiva a causa dell’ipertono, infiammazione della parete di ampolla rettale con conseguente passaggio di germi in vescica e in vagina.

 

Di fronte a questo quadro è importante raccomandare stili di vita, abitudini alimentari, attività fisica adeguata a combattere l’obesità che è un fattore di rischio per il dolore cronico in quanto le cellule adipose producono sostanze infiammatorie.

 

La terapia farmacologica si avvale di trattamenti a base di Antimicotici nel caso di candidosi recidivanti, Amitriptilina, Gabapentici, Antidepressivi, Acido Alfa-Lipoico, Vitamina D se carente, Probiotici sistemici o vaginali terapia ormonale topica.

L’associazione di più farmaci a basso dosaggio migliora la risposta alla terapia e riduce gli effetti collaterali

Terapia fisica, TENS (elettro-stimolazione antalgica) che resetta le vie del dolore; importante il ruolo della fisio-terapia per esercizi mirati, massaggi perineali e stretching, trattamento trigger points.

 

  In conclusione la finalità del Progetto è quella di creare delle linee guida nel rispetto della peculiarità di ogni singola paziente giacché l’esperienza clinica ci insegna che ogni donna ha “la sua vulvodinia” e i trattamenti devono essere calibrati su ogni singolo caso.

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