Il dolore sessuale nella donna e la Vulvodinia – Vulvodinia 1/1

Che cos’è la vulvodinia e cos’è l’Associazione Italiana Vulvodinia?

Nella nostra società, alla Medicina, sempre più tecnologica e superspecialistica, basata sull’evidenza dei numeri e su un’attenzione quasi maniacale per la biochimica dei corpi, viene richiesto oggi di ritrovare, in tutti i campi, quelle qualità di empatia e di calore proprie dell’antico rapporto medico paziente; d’altra parte oggi l’OMS definisce la salute come uno stato di completo benessere e non la semplice assenza di malattia.

 

È contemplata l’alleanza Medico – Paziente con una partecipazione sempre più attiva di quest’ultimo a cui è richiesta  una maggiore attenzione ai segnali del proprio corpo e alla loro decodifica perché possa diventare il principale protagonista del proprio benessere o della propria guarigione.

 

Nel declinare al femminile questa nuova qualità di richiesta, quella del Ginecologo sembra la figura maggiormente deputata. Si sconta però ancora un ritardo di risposte per via di una formazione professionale limitata tradizionalmente agli aspetti strettamente biologici.

A meno di un interesse particolarmente coltivato, spesso troviamo il Ginecologo impreparato a cogliere, nelle richieste delle pazienti, quella aspirazione di autonomia e libertà derivanti dal pieno esercizio della propria sessualità.

 

D’altra parte, uguali ritardi li ritroviamo nella formulazioni di tali richieste da parte delle donne stesse, fra le quali non è poi così uniforme il livello della nuova coscienza del proprio femminile.

 

Di più, nel singolo soggetto che vive, magari pure in modo forte, questa nuova coscienza è possibile ritrovare tra le pieghe dell’universo emotivo gli echi potenti di antichi condizionamenti.

 

Ancora oggi, nella trasmissione dei messaggi tra adulti e bambini all’interno della famiglia, eventi biologici come la prima mestruazione, il primo rapporto sessuale, il parto, l’aborto, la menopausa vengono associati a dolore, perdita soggezione, vergogna.

 

Inoltre possono coesistere nelle singole pazienti conflitti verso il sesso e la sessualità in generale che si manifestano con fobie e sentimenti di colpa e/o paura della gravidanza, conflitto circa la propria identità sessuale, deformazioni dell’immagine corporea.

 

D‘altra parte per i modelli comportamentali imperanti  le pratiche sessuali sono considerate alla stregua di oggetti di largo consumo. Viene considerato legittimo ed auspicabile godere di una piena attività sessuale quando non stigmatizzato come anormale chi non la pratica.

 

Ciò non fa che incrementare lo stato di intima sofferenza di quella importante percentuale di donne, da taluni stimata prossima al 15% (1), che non correla il sesso col piacere perché provano dolore nel fare l’amore e/o convivono con una continua sensazione di disagio o di bruciore vulvare fino a vedere seriamente compromessa la propria vita affettiva e di relazione o, nei casi più estremi, la propria identità femminile fino all’autoesclusione dalla vita sociale.

 

Molto spesso alla visita ginecologica convenzionale  non si riscontra nulla di obbiettivo: non infezioni, non traumi e tutti gli esami di routine sono negativi. Queste donne debbono quindi arrendersi alla sconfortante lettura sull’origine psicologica dei loro disturbi. “Un inferno da vivere ogni giorno”, come cita la Dr.ssa Armocida, psicologa e creatrice del primo sito web sulla Vulvodinia.

 

Sappiamo invece che non sono frigide, depresse  o particolarmente stressate, ma affette appunto da Vulvodinia, una patologia che fino a pochi anni fa era misconosciuta e non ritenuta degna di particolare interesse, in quanto i sintomi si presentano spesso in modo subdolo e sfuggente.

 

Da sempre relegata fra i disturbi di ordine psicosomatico , misconosciuta dai ginecologi e ignorata anche dai sessuologi, non se ne faceva cenno nelle classificazioni dei disturbi sessuali e solo di recente è emersa l’esigenza di comprenderne la patogenesi ed elaborare iter diagnostici e approcci terapeutici adeguati.

 

Alla Vulvodinia è oggi riconosciuta dignità nosografica e una precisa collocazione scientifica con la dovuta trattazione nelle sedi dedicate (congressi, riviste, ecc), quanto a patogenesi, iter diagnostici e approcci terapeutici.

 

Recentemente  l’interesse verso questa malattia ha coinvolto anche i media; in un episodio della nota serie televisiva “Sex And The City”  a una delle protagoniste è stata diagnosticata la vulvodinia e trattata secondo i noti protocolli. Susanne Kaysen ha pubblicato nel suo libro “Io e Lei” la storia della propria esperienza con la malattia e i suoi sintomi debilitanti.

 

L’Associazione Italiana Vulvodinia

 

In seguito alla diffusione del problema, è nata ed è attiva l’Associazione Italiana Vulvodinia (AIV) con lo scopo di migliorare la qualità di vita delle pazienti, indirizzarle nella scelta del Centro o del Professionista in grado di trattare in modo competente la sindrome, organizzare gruppi di auto tra donne, incoraggiare e sostenere progetti di ricerca per trovare terapie sempre più efficaci.

 

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Parte 2 – La storia della Vulvodinia

Parte 3 – Cause della Vulvodinia e Terapia